Psicomotricità nella terza età

Psicomotricità nella terza età
Un incontro possibile e sopratutto utile
Un percorso in divenire, a qualsiasi età

Il termine latino “gestus” indica ogni tipo di movimento e di atteggiamento concernente il corpo nella sua interezza. I gesti mettono in relazione le persone tra loro, associano i corpi, raccontano dell’essere umano più di ciò che egli autenticamente è.

Il contesto psicomotorio relazionale risulta essere buon sostegno per le persone anziane: per molte di esse avviene la messa in gioco di energie generalmente sopite. Le dinamiche motorie che spesso muovono i primi incontri in sordina, crescono in intensità e negli intrecci mano a mano che avanzano gli appuntamenti; il piacere di abbandonarsi al gioco, ad attività in cui il contatto reciproco è non solo consentito ma agevolato, lascia cadere ogni giudizio, e pian piano l’identità di appartenenza al gruppo si viene a formare.

Le relazioni sono più spontanee e le risate emergono con maggiore frequenza. In questo clima si accantonano nel gioco gli acciacchi e si riscoprono movimenti agili e veloci, cade la distanza, e decade tutto quel mondo di regole incarnate negli anni, derivanti da un modello educativo prevalentemente rigido rispetto alla corporeità e all’emotività corporea. L’esistenza nel gioco è meno appesantita e stili di relazione più aperta rendono la quotidianità più semplice ed immediata.

Nei gruppi di anziani che ho condotto finora, all’inizio del percorso i partecipanti sono sempre arrivati a ridosso dell’orario di inizio, concludendo il percorso giungendo in sala anche tre quarti d’ora, un’ora prima, per fare due chiacchiere o condividere un dolce appena sfornato. Non hanno mai mancato di portare un pensiero fatto con le loro mani durante le festività, né di versare qualche lacrima alla fine degli incontri, quando ognuno ha scambiato la promessa di “rivederci al corso l’anno prossimo”.


Sempre più anziani necessitano non solo di ginnastica di mantenimento, ma anche di interventi psicomotori per essere aiutati a collegare il loro passato ad un presente sempre più povero di relazioni umane e di affetti, spesso chiuso nella ripetizione di organizzazioni sanitarizzate in cui tutto sembra finalizzato all’igiene personale e all’alimentazione, in una situazione di forte scissione tra gli aspetti prettamente corporei e quelli psicologici, legati alla solitudine e alla prossimità della morte, a cui l’ambiente sembra complessivamente insensibile.”


R.Madera – I. Gamelli

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