
FINCHÉ C’È GIOCO C’È VITA
L’odissea dei minori stranieri non accompagnati in sala di psicomotricità
“Due giorni in cotal foggia
per l’ampio golfo errava, e tante notti
Morte gli presagìa.
Ma quando l’Alba
cinta la fronte di purpuree rose
il dì terzo recò, tacquesi il vento,
e un tranquillo seren regnava intorno.
Ulisse allor, cui levò in alto un grosso
flutto, la terra non lontana scorse,
forte aguzzando le bramose ciglia“
Omero, Odissea, canto quinto (traduzione Pindemonte, 1822)
Storie di un lungo viaggio
Il gioco libero riveste una vitale importanza nelle realtà dei minori migranti e di chi ha vissuto e subito esperienze di violenza e di guerra: permette di attribuire un senso alla memoria di una realtà altrimenti incomprensibile, offre lo spazio simbolico adatto per affrontarne gli aspetti dolorosi e per assorbirne i vissuti spesso inaccettabili.
I minori migranti affrontano viaggi che durano mesi, a volte anni, si confrontano da soli a pericoli mortali e a sopraffazioni, lontani dalle loro famiglie.
Non sempre hanno voglia di parlare delle loro odissee, ma in compenso, hanno sempre voglia di giocare.
L’etno-psicomotricità è un mezzo di mediazione emotiva che permette ai minori di raccontare aspetti delle storie personali che non riescono o non possono raccontare a parole. Le relazioni che si vengono a stabilire si fondano sugli archetipi comuni presenti nella memoria collettiva e sul dialogo dei corpi.
“Come altrimenti riuscire a incontrare l’Altro senza entrare con lui, in un territorio di incertezza, di rischio, su una “terza sponda”?
Roberto beneduce
Ogni viaggio migratorio è un viaggio politico. Sono politiche le dimensioni della sofferenza che lo contraddistingue, così come sono politiche le risorse che ci mette a disposizione.
La psicomotricità consente di “mescolare mondi” in cui è possibile assimilare, incorporare l’altro, diventando nel gioco “simile” a lui. Avvicinandoci tanto al prossimo, accorciamo trattative e negoziati sui significati delle cose e sull’ordine che queste devono avere nel mondo. Offriamo un processo di livellamento delle disuguaglianze, mostrando la possibilità di scelta.
La psicomotricità entra con delicatezza ma anche con presenza concreta -il corpo- nei mondi e nei corpi altri, giocando -attraverso la relazione- i passaggi faticosi legati alle singole biografie. Ogni viaggio migratorio è un “viaggio dell’eroe” e va onorato come tale.


“un eroe è un normale essere umano che fa la migliore delle cose nella peggiore delle circostanze“.
Joseph Campbell