PSICOMOTRICITÀ RELAZIONALE
ad indirizzo socio-educativo e preventivo
Attraverso il gioco, l’individuo ci racconta la sua storia personale: mediante il corpo e l’uso degli oggetti psicomotori, ci indica il proprio particolare modo di stare al mondo e di abitare il mondo.
PSICOMOTRICITÀ RELAZIONALE
ad indirizzo socio-educativo e preventivo

Nel mio lavoro di psicomotricista seguo il metodo Accamamam® consolidato da Laura Bettini, attiva dal 1979 presso il Centro Accamamam® di Padova, e sono iscritta all’albo nazionale degli psicomotricisti ANUPI Educazione. Ispirato al pensiero di Andrè Lapierre, nel metodo Accamamam® l’incontro psicomotorio è basato sul gioco libero e spontaneo: lo psicomotricista non conduce l’incontro, entra in modo naturale nel gioco, “consonando” con lo stato d’animo dei giocatori.
Attraverso il gioco, l’individuo ci racconta la sua storia personale: mediante il corpo e l’uso degli oggetti psicomotori, ci indica il proprio particolare modo di stare al mondo e di abitare il mondo.
Lo psicomotricista osserva il gioco e si interroga sulle sue qualità, interviene giocando egli stesso, introducendo un punto di vista. La proposta si fonda sull’eventualità di “trattenere” i suggerimenti che lo psicomotricista mette a disposizione nella relazione corporea, mediante l’empatia tonica.
Gli oggetti psicomotori, forme scarne che riassumono simbolicamente la natura del mondo, diventano chiavi di lettura del significato profondo delle nostre azioni: cinque forme che ripercorrono e rappresentano l’ontogenesi e la filogenesi dell’Universo – essere umano e dell’Universo – mondo.


Ne abbiamo larga testimonianza nei disegni e nelle forme d’arte visiva, tracce che l’uomo ha lasciato a memoria di sè stesso fin dall’antichità e che ancora continua a produrre.
Ove sia possibile, in ogni percorso che propongo, introduco uno o più momenti grafico-pittorici e di lettura condivisa dei segni.
CAMPI DI INTERVENTO
La psicomotricità relazionale può essere un valido strumento anche in età diverse dall’infanzia.
Domande frequenti
Cos’è la Psicomotricità Relazionale?
È un’attività dinamica basata sul gioco libero in assenza di parole.
La porta della sala psicomotoria ha la stessa funzione dello specchio di Alice nel Paese delle Meraviglie, è una soglia d’accesso che ci conduce in un mondo altro, dove il principio di non contraddizione, su cui si basano tutte le nostre acquisizioni razionali, si dissolve, e ogni cosa può permettersi di essere anche e contemporaneamente il contrario di sé stessa.
Destinatari?
Immergendosi nella dinamica del gioco, dal valore fortemente simbolico, ogni partecipante si trova nella condizione di scoprire nuovi gesti, espressioni, modalità di interazione che molto spesso sceglie di conservare, poiché offrono una lettura fresca e alternativa della realtà. Comprendere e “parlare” coscientemente il linguaggio corporeo, permette di armonizzare le funzioni fisiche, psichiche ed emotive della persona come parti di un’identità unitaria, originale e consapevole, attivando una sinergia fra la sfera cosciente e quella inconscia di ognuno.
Perché in assenza di parole?
Il linguaggio simbolico precede la formazione del linguaggio verbale.
Il corpo è mediatore di questo linguaggio archetipico, che possiamo collocare nella nostra parte antica del cervello, dove risiedono anche gli istinti primitivi ed elementari che si adoperano per la sopravvivenza.
Il pensiero influenza il corpo, ma il corpo ha il potere di determinare un cambiamento a livello mentale vivendo il pensiero come un’azione interiorizzata.
È un paradosso dei tempi moderni pensare che le idee siano in qualche modo “disincorporate” da chi le ha prodotte.
Perché relazionale?
Lo sviluppo della vita psichica dell’essere umano passa attraverso la relazione: non c’è apprendimento senza relazione. Il cervello si trasforma ogni volta che apprendiamo, in seguito al passaggio ripetuto di stimoli, come le fibre muscolari di un atleta con l’allenamento. L’emozione coinvolge in particolar modo il corpo fisico e si esprime attraverso l’azione.
In altre
parole…
Il gioco è un concetto contraddittorio.
Il gioco è serio ma non serioso; futile ma profondo; fantasioso e spontaneo, ma legato a regole e ancorato al mondo reale. E’ puerile, ma è il fondamento dei più grandi risultati che si conseguono da adulti.
Da una prospettiva evoluzionista, il gioco è il modo in cui la natura si assicura che i cuccioli d’uomo e di altri mammiferi imparino quanto è necessario per sopravvivere e cavarsela bene.
Da una prospettiva diversa, il gioco è il dono divino che rende la vita sulla Terra degna di essere vissuta.
Peter Grey – Lasciateli giocare (Einaudi)
… Ecco che si poteva decidere di cambiare le regole del gioco se non piacevano a tutti, si poteva smettere di giocare se non ne avevamo più voglia, si poteva improvvisamente passare nella squadra avversaria perché ci andava di farlo, senza dare tante spiegazioni.
Potevamo assumere lo stato d’animo e il ruolo che desideravamo, senza per questo sentirci inadeguati o giudicati, esplorando le implicazioni, le conseguenze, i vantaggi e le perdite del nostro agire, in una dimensione protetta dalla finzione del gioco.
Laura Bettini – Il linguaggio simbolico in psicomotricità relazionale (Erickson)
Dove si potrebbe vedere il vuoto, c’è in realtà la pienezza di senso.
Ho avuto la fortuna di incontrare Giorgio Cavazzano, noto disegnatore della Disney, che risiede a Mirano, un paese del veneziano vicino a dove abito anch’io.
Mi raccontò che, nel disegnare alcuni episodi dei fumetti, era stato incerto sull’ubicazione da dare al covo della Banda Bassotti, e aveva deciso di collocarlo in una roulotte, perché ce l’aveva quotidianamente sotto gli occhi: ce n’era una abbandonata e fatiscente tra le case e i palazzi del quartiere dove viveva.
Stupore! Quella roulotte! Sapevo esattamente dove si trovava! Nei pressi della roulotte non c’era mai nessuno e l’avevo sempre vista come un non-luogo, fluttuante in un non-tempo, un vuoto totalmente sconnesso con la realtà circostante. Apparentemente privo di senso.
Ma è proprio nel vuoto che può farsi spazio la creatività e da un oggetto abbandonato, dal suo “sfasamento” rispetto al mondo circostante, ha potuto nascere un fumetto di gran successo. In sala di psicomotricità il vuoto è utile a capire la funzione di ogni cosa, e “degli oggetti apparentemente banali possono essere caricati di senso e permetterci di giocare storie che riescono a lenire il dolore e a rifondare il futuro” (Laura Bettini).
Campi di studIO

Etnopsicomotricità
Il gioco libero riveste una vitale importanza nelle realtà dei minori migranti e di chi ha vissuto e subito esperienze di violenza e di guerra: permette di attribuire un senso alla memoria di una realtà altrimenti incomprensibile…

Terza età
Sempre più anziani necessitano non solo di ginnastica di mantenimento, ma anche di interventi psicomotori per essere aiutati a collegare il loro passato ad un presente sempre più povero di relazioni umane e di affetti…
“L’accelerazione del ritmo di vita, e cioè la percezione che ci manchi il tempo necessario per fare ciò di cui abbiamo bisogno quotidianamente, è assai diffusa.
Mangiamo più in fretta, ci mettiamo un infinitesimo di secondo per recapitare una lettera a destinazione, dormiamo meno, facciamo più cose in un solo minuto di quante ne potessimo fare in un giorno appena dieci anni fa.
Eppure ci manca il tempo. Le professioni connesse al cambiamento personale, quando sono solide e radicate in un’attenzione scrupolosa alle persone, sono in grado di aiutarle a fare prima di tutto questo: fermarsi un attimo.”
Stefano Benzoni – “Figli fragili” (Laterza)